Reti da pesca per creare accessori di moda

La maggior parte dei rifiuti di plastica in mare è costituita da reti da pesca abbandonate. Quando possibile, queste vengono ora ripescate e utilizzate per creare eleganti prodotti.

«Reti fantasma» vengono chiamate le reti da pesca abbandonate che galleggiano a migliaia nei mari del mondo. Come vanno perse? Alcune reti si strappano a causa del peso del carico pescato, altre vanno perse durante le tempeste o a seguito di incidenti navali. Ma anche l’uomo ha una responsabilità: in molti Paesi è ancora consuetudine liberarsi delle reti rotte gettandole semplicemente in mare. E se una barca sta praticando pesca illegale e c’è il rischio che venga colta in flagrante, la rete viene gettata fuoribordo o tagliata. Secondo uno studio di Greenpeace, il sei per cento di tutte le reti utilizzate, il nove per cento delle ceste e il 29 per cento di tutte le lenze finiscono negli oceani. Se pezzi di plastica di tutti i tipi si impigliano tra loro, possono crearsi immense isole di plastica.

Recupero per proteggere i mari

Per evitarlo, le reti fantasma vengono raccolte quando possibile. Il recupero è un contributo importante alla protezione dei mari e vengono inoltre elaborati costantemente nuovi metodi: è possibile ad esempio rilevare le reti tramite sonar. I sub verificano il ritrovamento e le reti vengono issate a bordo con gli argani. Nel processo di riciclaggio è possibile ricavare fili di nylon sostenibile che è possibile impiegare in svariati modi e quindi anche per prodotti upcycling. Bracenet, un’impresa tedesca, usa le reti fantasma per produrre braccialetti, portachiavi e abiti sportivi fairtrade. In questo modo presta un importante contributo alla diminuzione della plastica negli oceani.

Un tema importante anche per l’industria automobilistica

Mantenere pulito l’ambiente è un tema sempre più importante anche per il settore automobilistico. La casa automobilistica giapponese Mazda ritiene quindi che un’auto elettrica non dovrebbe essere fornita di una batteria troppo grossa. Per essere prodotte, le batterie di grandi dimensioni necessitano di una quantità maggiore di energia e di materie prime e generano quindi emissioni elevate di CO2 ancora prima di cominciare a funzionare. Il peso della batteria limita inoltre la manovrabilità della vettura e aumenta il consumo di energia. La leggera batteria (35,5 kWh/310 kg) della nuovissima Mazda MX-30 è perfetta per gli spostamenti quotidiani. Ha un’autonomia di 265 km nel traffico cittadino: molto maggiore rispetto alla distanza media percorsa dai pendolari in Europa che ammonta circa a 48 chilometri al giorno. Con una presa di corrente AC, la batteria può essere ricaricata dal 20 all’80 per cento in 6 ore. Questo tipo di ricarica viene effettuato generalmente con le prese domestiche. Utilizzando le stazioni di ricarica a 50kW, la batteria passa dal 20 all’80 per cento in soli 36 minuti. La nuovissima Mazda MX-30 è quindi perfetta per essere utilizzata in città e per tutti gli spostamenti quotidiani.